mercoledì 10 aprile 2013

COMUNICATO STAMPA




IL II CIRCOLO DIDATTICO DI TERMOLI 
IN VISITA NEI LUOGHI DEL LIFE MAESTRALE

Per tutto il mese di aprile, la costa di Campomarino e Petacciato sarà “invasa” da oltre quattrocento studenti di ogni ordine e grado, che visiteranno i luoghi in cui si sta esplicando il Progetto Life Maestrale.

La costa molisana, infatti, per la ricchezza di biodiversità e le sue peculiarità naturalistiche, costituisce un laboratorio privilegiato per progetti di tutela e conservazione della natura. 
Tra questi, i LIFE+ Natura e biodiversità, nel cui ambito specifico si inserisce il progetto "MAESTRALE", che ha lo scopo di contribuire all'attuazione della politica e della normativa comunitarie in materia di natura e biodiversità.

Sabato scorso è stata la volta degli alunni del II Circolo didattico via Po di Termoli, i quali hanno  potuto ammirare con i propri occhi la ricchezza di biodiversità che presenta la costa molisana ed in particolare quella di Petacciato. Accompagnati dalla biologa Del Romano Marilena, i ragazzi si sono  avvicinati ad un nuovo mondo: così antico, ma per tanti aspetti ancora sconosciuto, in cui la fantasia e la delicatezza della natura sembra esprimersi in tutta la sua forza prorompente, capace ad ogni istante di stupire e meravigliare.
Una scoperta eccezionale per certi versi, ma reale e concreta nello stesso tempo.

Agli studenti sono stati consegnati il quaderno didattico e gli opuscoli del Life Maestrale mentre agli insegnanti è stato regalato il libro ALI di Ambiente Basso Molise.

Campomarino, lì 10 aprile 2013
Ufficio Stampa
Life Maestrale
Ennio Di Loreto





sabato 2 marzo 2013

AMBIENTE BASSO MOLISE ADERISCE



GIÙ LE MANI DAL NOSTRO MARE
RIBELLARSI È GIUSTO E NECESSARIO!

        L'Abruzzo Social Forum si unisce a quanti dicono NO alla realizzazione del progetto “Ombrina Mare 2”, di cui è stata approvata la Valutazione Impatto Ambientale del Ministero dell'Ambiente il 25 gennaio u.s. Il vero e proprio campo petrolifero (da 4 a 6 pozzi) della Medoil Gas sorgerebbe a soli 3,7 miglia da terra, di fronte al Parco Nazionale della Costa Teatina, in una riserva di pesca UE, in prossimità di diversi Siti di Importanza Comunitaria. Annesso al campo petrolifero vi permarrebbe una nave desolforante (chiamata FSPO), che altro non è che una raffineria a mare, della lunghezza di 350 metri e che andrebbe ad incenerire 200 tonnellate di materiali al giorno, con conseguente immissione in atmosfera senza alcun filtro.
        L'istanza trovò una ferma battuta d'arresto nel 2010, quando Ombrina Mare venne bocciata dalla commissione VIA. Si pensava che la bocciatura fosse definitiva, finchè il governo Passera, senza alcun contraddittorio, e senza che mai nessuno lo avesse votato per rivestire il suo ruolo di Ministro della Repubblica, riabilitò l'iter della Medoil, fino alla sciagurata decisione di farlo passare.
        Tutto questo è avvenuto senza nessun chiaro consenso di istituzioni locali e tantomeno da  parte dei cittadini d'Abruzzo. Evidentemente chi ha deciso sa di poter contare sulle potenti lobby delle petrolio che attraverso le confindustrie, locali e non,  hanno  inquinato da anni la vita politica passando sulla testa degli abruzzesi.
      L'Abruzzo Social Forum pone di nuovo e sempre più con urgenza la necessità di salvaguardare i beni comuni a partire dall’acqua e dall’aria. Il mare è un bene comune  e sappiamo  che il  progetto comprometterà definitivamente la qualità dell'aria e, attraverso le piogge acide, dell'acqua e della terra.
       Eppure dovremmo aver capito che non ereditiamo il mondo
dai nostri padri ma lo prendiamo in prestito dai nostri figli e che la qualità della nostra vita non sarebbe più la stessa, senza la salubrità e la bellezza dei luoghi nei quali abbiamo avuto la fortuna di nascere o di imbatterci.
       Invece è proprio vero quello che abbiamo ascoltato  alla Conferenza sul Clima di Rio de Janeiro ( Rio+ 20 ) dove abbiamo partecipato l’anno scorso. I  governi imperialistici ed  i grandi della terra, insieme alle multinazionali della catastrofe ambientale e sociale, hanno stabilito come  imporre la voracità dei mercati sul mondo per depredare le risorse naturali e comuni. Altro che sostenibilità e green economy di cui hanno parlato i media per confonderci.
       Le forze sociali e territoriali del nostro Abruzzo sapranno reagire adeguatamente al colonialismo di chi da Roma o dai centri della finanza e del petrolio vogliono imporci un modello di “ sviluppo” inquinante, corrotto, ed eversivo dal punto di vista ambientale e di democrazia. E lo faranno anche ribadendo l’urgenza di un Parco della Costa Teatina come proposta alternativa al modello imperante di sviluppo. I Comuni, le altre istituzioni locali, i partiti ed i sindacati dicano chiaramente da che parte stanno!
      Come per la lotta popolare contro il Terzo Traforo del Gran Sasso, la cosidetta vendita dell’acqua alla Puglia, e contro il Centro Oli saremo presenti e costruiremo, insieme a tutte le forze sociali, l’opposizione necessaria per battere l’invasione delle multinazionali del petrolio. E insieme a costruire l’alternativa al tanto decantato “ sviluppo” che arricchisce una estrema minoranza e che distrugge le possibilità di lavoro vero e duraturo. Lavoro che può generarsi solo dalla cura del territorio e delle nostre vite. A fine marzo parteciperemo con una delegazione al Foro Sociale Mondiale  che si terrà a Tunisi e, come abbiamo sempre fatto, vi porteremo il nostro contributo di lotta e di proposta anche in merito al tema della salvaguardia dei beni comuni del nostro Abruzzo.
Lo sviluppismo delle multinazionali e il dominio della finanza sta uccidento la terra e fa carta straccia di ambiente, democrazia e futuro. Facciamo sentire tutta la nostra indignazione, avviamo una mobilitazione adeguata, uniamo le nostre forze sulla base dei nostri sogni per costruire un presente degno ed un futuro vivibile. Rafforziamo la democrazia dal basso!
 “Abruzzo Social Forum”  






giovedì 21 febbraio 2013

DELFINI



SI AGGRAVA LA MORIA DI DELFINI
Pochi giorni fa, su questo blog, abbiamo pubblicato le immagini di un delfino piaggiato con corda al collo e numerosi fori su tutto il corpo. Apprendiamo, purtroppo, che nel Tirreno i delfini continuano a morire. Riportiamo l’articolo di  greenreport che ci segnala il numero dei delfini morti nel solo 2013:
“Si aggrava in queste ore il bilancio dei delfini morti nel Tirreno dopo le recenti segnalazioni da parte della rete scientifica di monitoraggio predisposta dal ministero dell’Ambiente.
Sono 8 i nuovi spiaggiamenti di carcasse di delfino nella varietà stenella striata (stenella coeruleoalba). Sale così a 42 il bilancio complessivo degli esemplari di stenella spiaggiati dal 5 gennaio. Un allarme ambientale nei mari italiani che ha portato fra gennaio e febbraio una mortalità anomala di stenelle tra Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, contro la media storica di meno di 4 animali l’anno.
Nel dettaglio si tratta di tre nuovi casi di ritrovamento di carcasse di delfino fra Campania e Calabria (segnalati dall’istituto zooprofilattico del mezzogiorno, Sezione di Salerno) a Sapri, Napoli e Castelvolturno; due casi in Sicilia (segnalati dall’istituo zooprofilattico della Sicilia, sezione Palermo-Caltanissetta-Messina) a Patti e Scicli; due casi nel Lazio (segnalati da IZS Toscana e Lazio) a Fondi e Tarquinia, e un altro caso in Toscana (segnalato da IZS Toscana e Lazio, sezione di Grosseto) a Orbetello.”






ALLARME



ALLARME AMBIENTALE NEI MARI ITALIANI

 in gennaio e nei primi giorni del mese di febbraio è stata verificata nel Tirreno una mortalità anomala di delfini (stenelle striate) con 33 esemplari spiaggiati tra Toscana, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna. Un dato preoccupante che si discosta fortemente dalla media storica di questo tipo di eventi (meno di 4 animali l’anno). Il ministero dell'Ambiente sta monitorando da vicino la situazione grazie alla rete scientifica appositamente voluta e finanziata dal dicastero: Università di Pavia, Università di Padova, Asl, Istituti Zooprofilattici e Arpat. Inoltre il ministero dell’Ambiente ha allertato il Reparto ambientale marino (Capitanerie di Porto e Guardia costiera).
Dalle prime indagini sembra di poter escludere eventi eccezionali causati dall’uomo, come sversamenti di petrolio o di sostanze inquinanti, ricerche geosismiche o esercitazioni militari.
La causa più probabile è di natura infettiva (in 6 soggetti è stata rinvenuta traccia di un batterio, Photobacterium Damselae, che può portare a sindrome emolitica e lesioni ulcerative). Per questo motivo nelle prossime settimane i ricercatori approfondiranno l’eventuale presenza di virus e l’eventuale fioritura di alghe anomale.
Il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, ha commentato: “La Rete nazionale di monitoraggio degli spiaggiamenti sta svolgendo un ottimo lavoro di raccordo tra tutti i soggetti coinvolti e di campionamento, ma vogliamo continuare a studiare da vicino questo fenomeno così preoccupante. Attendiamo nelle prossime settimane dati certi che mettano al confronto le conoscenze teoriche sulle correnti marine con i dati meteo-marini degli ultimi mesi e la situazione su eventuali spiaggiamenti avvenuti in Francia e in Spagna, così da ricostruire un quadro complessivo della situazione”. (Fonte: Ministero dell’Ambiente)