mercoledì 13 febbraio 2013

petrolio



SVERSAMENTI DI PETROLIO,
QUANDO IL PERICOLO SI NASCONDE DOVE NON TE LO ASPETTI

 

Nature pubblica una interessante ricerca presentata alla conferenza Gulf of Mexico oil spill and ecosystem science che si è tenuta a New Orleans, in Louisiana. Gli oceanografi della Florida State University (Fsu) di Tallahassee hanno analizzato le immagini satellitari, gli ed hanno scoperto che i “piccoli” sversamenti di petrolio dal fondo trivellato a più non posso del nord del Golfo del Messico sono spesso molto più grandi di quanto riportato dai dati ufficiali.
Questi piccoli sversamenti, che vanno dalle perdite durante le trivellazioni petrolifere agli sversamenti di carburante e lavaggi delle cisterne delle navi, «Si verificano con regolarità sorprendente – scrive Nature – e tendono a sfuggire all’attenzione dell’opinione pubblica che segue le grandi fuoriuscite». Quando qualcuno sversa prodotti petroliferi nelle acque statunitensi, l’incidente deve essere segnalato al US Coast Guard’s National Response Center di Washington DC e chi lo ha provocato deve fornire una stima della zona interessata.
Gli oceanografi della Fsu ha lavorato con SkyTruth, una Ong che tiene traccia degli sversamenti petroliferi e di altri eventi utilizzando soprattutto immagini satellitari accessibili a tutti. L’obiettivo era quello di dare uno sguardo più da vicino alle piccole fuoriuscite croniche, sfruttando un database di immagini satellitari della Fsu con una risoluzione molto più elevata, ottenute con il Synthetic aperture radar (Sar).
La ricercatrice della Fsu Samira Daneshgar Asl, dopo aver identificato le immagini che mostrano l’estensione degli sversamenti accidentali, le ha analizzate con un programma che utilizza le differenze nella struttura delle acque superficiali nelle quali è presente il petrolio per calcolare la reale estensione delle “slick”, le macchie galleggianti di idrocarburi. Il risultato è molto preoccupante: gli sversamenti causati dall’uomo sono in genere circa 13 volte più estesi rispetto alle stime riportate dal National Response Center. (Fonte: Informambiente)

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